La parola irregolare di Céline

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parolairregolareLous-Ferdinand Céline. La parola irregolare (a cura di Stefano Lanuzza, Edizioni Clichy, Firenze 2015) è un prezioso volumetto che racconta in 127 pagine l’epopea Céline. Un autore spesso emarginato, a tutt’oggi, per il suo dichiarato antisemitismo, ma che pian piano, grazie a studiosi come Stefano Lanuzza, sta riacquistando il posto d’onore che gli spetta all’interno della letteratura universale. Non che sia mai stato messo in dubbio il suo valore letterario, ma sì troppo spesso accantonato da chi ha voluto far prevalere la biografia sulla letteratura, senza nemmeno la buona fede della contestualizzazione storica e dell’analisi psicologica. Ora, Lanuzza non nega che Céline sia stato antisemita, ma ne spiega le ragioni in un’accurata ricostruzione storica arrivando alla conclusione che quello di Céline, considerato tutto, è un antisemitismo più “sulla carta” che reale, e comunque totalmente estraneo a quello hitleriano (per questo non fu un collaborazionista, anche se qualcuno volle farlo passare per tale prendendolo come capro espiatorio). Inoltre ne mette in luce l’“orientamento social-umanitario” contrario a guerra e violenza e a favore di un comunismo viscerale e reale, tuttavia distante dall’autoritarismo staliniano. Ultimo aspetto da non sottovalutare è la totale indipendenza di pensiero rivendicata da Céline, il suo spirito libero, la sua insofferenza nei confronti di qualunque etichetta e ideologia.

Nel volumetto – corredato da molte rare fotografie che ritraggono lo scrittore francese – troverete dunque lo studio di Lanuzza, ma anche una breve sebbene esaustiva biografia di Céline, una bibliografia essenziale dell’opera céliniana e degli studi più significativi a essa dedicati, una selezione di pregnanti citazioni tratte dalle opere dello scrittore “maledetto”, che coprono tutti gli argomenti a lui cari, e infine un’intervista del 1959 con Marc Hanrez, rappresentativa perché invocatrice della filosofia céliniana, del suo cinico e lucido – da medico qual era – modo di intendere l’uomo:

Gli uomini si occupano di questioni grossolanamente alimentari e aperitive: bevono, fumano, mangiano, in un modo tale che sono usciti dalla vita e per la vita. Digeriscono. La digestione è un atto molto complicato (di cui io conosco il meccanismo) che li assorbe completamente: il loro cervello, il loro corpo… Essi non hanno più niente, sono marci (p.111).

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