Il compito più facile è il più difficile

Tratto da in S. Kierkegaard, "Opere", tr. it. di C. Fabro, Sansoni, Firenze 1972 , pag. 427
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Ogni pensiero logico è nella lingua dell’astrazione e sub specie æterni. Pensare l’esistenza a questo modo, significa prescindere dalla difficoltà che c’è nel pensare l’eterno nel divenire, cosa del resto inevitabile dal momento che colui che pensa è per suo conto nel divenire. Da ciò deriva che pensare astrattamente è molto più facile che non esistere, quando questo non sia ridotto a ciò che si chiama o si dice esistere, come ciò che si dice essere-soggetto. Qui ritorna la costatazione che il compito più facile è il più difficile. Esistere, si pensa di solito, non è una cosa speciale, né tanto meno un’arte: esistere è di tutti, non è vero?, mentre pensare astrattamente è privilegio raro! Ma esistere in verità, quindi penetrare con la coscienza la propria esistenza, cioè oltrepassarla nell’eternità, eppure al tempo stesso esser presente in essa e mantenersi in divenire: questa sì ch’è una cosa veramente ardua.

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