Quale nuova Università?

Tratto da Dell'Orso, Genova 2002, a cura di G. Moretto , pp. 7, 39.
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Un professore, e chiunque parla, non è libero. Il pericolo di chi dice liberamente la sua parola oggi, su qualunque argomento, il pericolo, non mio, ma di chiunque parla, da qualunque posto parli, e parli della magistratura, parli della polizia e parli della mafia, è per lo meno pari, anzi è superiore, a quello che correva nell’epoca fascista. Bisogna avere il coraggio di dirlo. Posso permettermi queste cose perché ho sempre parlato e parlo del fascismo nel modo con cui ho iniziato. Ma un professore sapeva quali discorsi lo conducevano al confino. Oggi con qualsiasi discorso può avere spaccata la testa, da una parte e dall’altra. [11 novembre 1975]

La vecchia università, chi l’ha conosciuta in certi suoi aspetti, soprattutto della carriera, poteva non amarla, non poteva non odiarla. Ma non potrei certamente accusare i miei splendidi professori di autoritarismo. Si trattava semplicemente di autorità che veniva dal loro aver molto meditato, molto studiato. La vecchia Università aveva tanti aspetti per cui poteva essere attaccata, però aveva questo: era estremamente faticosa, dava il senso che la vita è fatica, che non si può ottenere niente senza fatica, e, in secondo luogo, era estremamente critica. (…) Vorreste dirmi quale concreto programma, quale nuova Università è nata dopo la distruzione di quella che si dice Università antica? [15 dicembre 1975]

7 responses to “Quale nuova Università?

  1. Osservazione e visione molto interessanti.
    Sto frequentando l’università e posso dire tutto tranne che sia faticosa. E la cosa curiosa è che sto studiando ogni giorno almeno 4-5 ore senza fatica. é un clima strano. Un misto fra libertà e la sensazione sempre più forte che prima o poi verremo strappati a questa pacchia e buttati nella vasca di pescecani occupati e disoccupati. E sotto un clima così si lavora bene, la libertà ti da l’illusione di avere in mano la tua vita e di studiare per piacere mentre la vasca di pescecani ti ricorda che devi studiare, altrimenti “vai a fare lo spazzino”.

  2. Non so se avrei continuato gli studi nell’università di un tempo… Una cosa è certa: non ci sono mai stati così tanti studenti di università come adesso! Molti non sanno neanche cosa studiare e si accingono a un qualsiasi indirizzo universitario pur di avere una laurea! Credo che prima non fosse così, o perlomeno non una moda così dilagata.

  3. Caro Phylo, ciò che dici penso sia sotto gli occhi di tutti. Mentre gli iscritti delle università aumentano a dismisura, proprio perché ormai la laurea non ha più alcun significato professionale o – ancor meno – formativo, gli iscritti in Filosofia, a quanto ne so, diminuiscono. Vorrei cogliere questa come una controtendenza positiva. Non stupisce affato, dunque, che l’ambiente accademico rappresenti persino un luogo di (illusoria) serenità rispetto al mondo del lavoro. Il fatto, affermiamolo che chiarezza, è che la filosofia, a dispetto di tutti gli altri rami del sapere, non ha nulla che fare con il lavoro. La conclusione del ragionamento è naturalmente fuori da ogni logica economica – quindi per adesso fuori da ogni società. Teniamoci l’università produttiva e lasciamo perdere l’università formativa. La formazione non può costare un 30 e lode. O no?
    Ti ringraziamo della visita e a presto!
    DD

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