Sulla filosofia e sul filosofo

Tratto da Piemme 2000, pp. 48-58.
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La filosofia risponde all’esigenza di formarci una concezione unitaria e globale del mondo e della vita, e in conseguenza di tale concezione, un sentimento che ingeneri una disposizione interiore e perfino un’azione. Ma può accadere che tale sentimento, anziché essere la conseguenza di quella concezione, ne sia la causa. La nostra filosofia, cioè, il nostro modo di comprendere o di non comprendere il mondo e la vita, scaturisce dal nostro modo di sentire nei confronti della vita stessa. E questa, come tutto il mondo affettivo, ha radici subconsce, a volte inconsce.

Se un filosofo non è un uomo, è tutto tranne che un filosofo; è essenzialmente un pedante, cioè, una contraffazione di uomo. Il coltivare una scienza qualsiasi, la chimica, la fisica, la geometria, la filologia, può essere, sebbene molto parzialmente ed entro strettissimi limiti, un’opera di specializzazione differenziata; ma la filosofia, come la poesia, o è opera d’integrazione, di sintesi, oppure non è altro che filosofeggiare, fare erudizione pseudofilosofica.

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