Contro il tramonto dell’Università italiana

In linea con le posizioni assunte dalle maggiori organizzazioni garanti dell’istruzione e della cultura italiana – prima tra tutte la CRUI, Conferenza dei Rettori delle Università Italiane – reputiamo assolutamente disastroso e, quindi, inaccettabile il decreto legge del 25 giugno 2008 n. 112 (inserito nella Finanziaria 2009). In alcuni articoli di tale decreto (artt. 16, 17, 66, 67, 69, 74) vengono drasticamente e inopportunamente tagliati i finanziamenti alla ricerca, ridotti gli stipendi reali dei docenti universitari, costrette alla probabile (laddove inevitabile) bancarotta e chiusura numerose Facoltà universitarie e scuole, ridotti il personale docente e quello amministrativo di quattro quinti, indirettamente ma concretamente minacciate la libertà di pensiero e di espressione, reso difficilissimo se non impossibile l’inserimento di giovani dottori nel mondo della scuola e dell’università.

A colpire sono tanto il silenzio della stampa e dei media istituzionali quanto l’ipocrita titolo del decreto (“Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione Tributaria”) che riduce formazione e ricerca a sole voci di spesa e di spreco, ignorando la necessità per ogni società avanzata di investire sui giovani e sulle loro intelligenze.

Nel Documento approvato all’unanimità dall’Assemblea straordinaria del 3 luglio 2008 la CRUI manifesta «vivo allarme e preoccupazione» per questo «sostanziale progressivo e irreversibile disimpegno dello Stato dalle sue storiche responsabilità», che avrà come inevitabile conseguenza per i singoli atenei – secondo le dichiarazioni del Presidente Decleva – l’aumento delle «entrate proprie, ivi comprese le contribuzioni studentesche». La mozione approvata dalla successiva Assemblea generale CRUI del 24 luglio 2008 ribadisce che «il Paese deve sapere che con tale misura, se mantenuta e non modificata, si determinerà una condizione finanziaria del tutto incontrollabile e ingestibile, con effetti dirompenti per gli atenei. Si renderà sempre più difficile l’ingresso nei ruoli di giovani di valore; peggiorerà il livello di funzionalità delle Università».

Di fronte a tali prospettive, esprimiamo la gravissima preoccupazione per il futuro nostro e collettivo, ribadiamo una chiara presa di posizione contraria al decreto e proponiamo agli organi competenti dell’Università di Catania quanto segue:

  1. di sospendere l’avvio del nuovo anno accademico (quindi lezioni, esami e sessioni di laurea) informando i propri studenti e personale amministrativo della situazione in sedi opportunamente stabilite;
  2. di non approvare i bilanci preventivi in mancanza delle adeguate risorse economiche, in segno di netta protesta;
  3. di organizzare un preciso e concreto calendario di iniziative di mobilitazione.

Nelle suddette proposte ci rifacciamo agli ormai numerosissimi interventi pubblici di Senati accademici, Facoltà, Organizzazioni di docenti e singoli accademici che invitano Presidi e Rettori ad avvalersi delle proprie prerogative istituzionali per arginare gli effetti disastrosi del DL 112. Iniziative dure ma necessarie per fare tutto ciò che è nelle possibilità dell’Università italiana al fine di evitare il risultato ultimo di una «Manovra dirompente e non sopportabile» (Documento CRUI del 3 luglio): il proprio tramonto.