Nietzsche, Epistolario 1885-1889

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Segnaliamo, con un ritardo di qualche mese, l’uscita dell’ultimo volume dell’Epistolario di Friedrich Nietzsche: Epistolario 1885-1889. Naturalmente ci si riferisce all’edizione critica italiana pubblicata da Adelphi, curata inizialmente da Giorgio Colli e Mazzino Montinari e oggi da Giuliano Campioni.

Dal risvolto di copertina:

Con questo quinto volume si conclude l’edizione italiana dell’Epistolario di Friedrich Nietzsche, e si può a buon diritto parlare di avvenimento editoriale. Mai come in questo caso, infatti, i testi offerti al lettore si rivelano preziosi per sfatare i pregiudizi – tanto radicati quanto infondati – e le manipolazioni più o meno dolose di cui Nietzsche è sempre stato, ed è tuttora, oggetto. Ed è impressionante notare, nelle lettere dell’ultimo periodo, come lo stesso filosofo sia consapevole del suo destino di pensatore frainteso: «… godo di una strana e quasi misteriosa considerazione da parte di tutti i partiti radicali (socialisti, nichilisti, antisemiti, cristiani ortodossi, wagneriani)». L’atto finale dell’Epistolario si apre a Nizza, città cosmopolita che Nietzsche elegge a suo «quartiere d’inverno». Sono i giorni in cui è costretto a far stampare la quarta parte di Così parlò Zarathustra privatamente, perché la ricerca di un nuovo editore si è rivelata assai problematica. Nietzsche oscilla tra un’amarezza che può tradursi in toni di sconforto e l’e­saltazione per il «nuovo compito»: quel pensiero dell’eterno ritorno che sente gravare su di lui «con il peso di cento quintali». Intanto la Germania gli si mostra sempre più lontana e ostile, climaticamente e culturalmente, e diventa pressoché totale la solitudine, prostrante ma indispensabile per adempiere al proprio fatum. Finché, nel suo inquieto peregrinare, non approda a Torino, che subito gli appare «magnifica e singolarmente benefica». Sarà invece la tappa conclusiva della sua vita senziente: lì, poche settimane più tardi, la salute mentale cederà di schianto, e il filosofo sprofonderà in tenebre irreversibili. Ma prima di estinguersi, durante il soggiorno torinese divamperà nella sua fiammata più fulgida un pensiero che avrebbe lasciato un’impronta indelebile. E documento insostituibile di questo periodo sono le lettere, che, fino al culmine degli abbaglianti «biglietti della follia», si rivelano parte essenziale degli ultimi, esplosivi scritti di Nietzsche.

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