10. «Filosofi cristiani»

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RADIOLAB – Il dormiglione
Stagione invernale. Puntata 10 – 10 dicembre 2012

La decima puntata della stagione invernale. In studio: Tony Falbo e Donatella Fiore, in compagnia dei «Fastidiatori». Oggi si rilegge la filosofia cristiana attraverso le opere di Agostino e Meister Eckhart, discutendo le due nuove traduzioni de Le Confessioni e dei Commenti all’Antico Testamento. Entrambe sono edite da Bompiani, ma i traduttori sono quelli che contano: il primo è Giovanni Reale, – e Armando Torno sul Corriere e Maria Bettetini su Il Sole 24 Ore informano che Reale adotta la «tarsia letteraria» cioè lo stile citazionistico, – mentre il secondo è Marco Vannini.

Nella pagina web in cui Vannini parla della propria traduzione (vi si trova anche l’indice del volume) cita un passaggio di Eckhart: «Con la Scrittura concorda ciò che i filosofi hanno scritto sulla natura delle cose, giacché da una sola fonte e radice di verità deriva tutto quel che è vero, sia nell’essere sia nella conoscenza, nella Scrittura e nella natura […] Quello che insegnano Mosè, Cristo e il Filosofo è lo stesso: si differenzia solo nel modo e nella forma» (si veda anche l’articolo di Santambrogio su Il Sole 24 Ore).

Citazione finale dalle Veglie di Bonaventura, tratta da I romantici tedeschi. Narrativa, vol. I, Bur 2003 (a cura di G. Bevilacqua): «Un ricco e un mendicante hanno, rispetto agli altri comuni mortali, il vantaggio di poter dare libero corso alla loro voglia di viaggiare. Il ricco si schiude le magnificenze della terra con la chiave d’oro in suo possesso; il povero ha un lasciapassare per l’intera natura e può abitare a suo piacimento le dimore più belle e sublimi: oggi l’Etna, domani la grotta di Fingal; questa settimana la residenza estiva del saggio sul lago di Ginevra, e la successiva la preziosa sala di cristallo della cascata del Reno, dove, al posto del soffitto affrescato, il sole tesse gli arcobaleni sopra il capo e la natura, nel suo incessante distruggere, gli ricostruisce ogni volta un palazzo. Mostratemi un re che possa abitare più splendidamente di un mendicante!».

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