Kinesiologia in Italia: tre convegni

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L’essere umano, nel suo percorso filogenetico e ontogenetico, ha sviluppato e modificato le proprie capacità motorie, adattandole e adeguandole al contesto socio-culturale di appartenenza. Se pensiamo all’evoluzione delle intelligenze umane, possiamo benissimo affermare che il miglioramento non solo è avvenuto sul piano bio-sociale, ma indubbiamente è accaduto anche su quello dei tecnicismi dati dall’informatizzazione dei sistemi. L’importanza della memoria storica deve essere preponderante, in modo particolare quando si vogliono comprendere le motivazioni e le funzioni di meccanismi, attuabili e riproponibili ancora oggi, che traggono origine proprio dal passato, e che dal passato ci lasciano una testimonianza costruttiva e divulgabile su cui riflettere.
In occasione del centesimo anniversario della Prima Guerra Mondiale, la SISS, Società Italiana Storici dello Sport, e la SISM, Società Italiana di Storia Militare, hanno proposto un Convegno di Studi nella prima settimana di maggio, nella città di Firenze: “Lo sport alla Grande Guerra”, al fine di «evidenziare il ruolo dello sport quale elemento costitutivo della cultura europea, che proprio nella Prima Guerra Mondiale ha trovato un’importante tappa del suo cammino di trasformazione e maturazione». Il mio intervento “I Bersaglieri nel Primo Conflitto Mondiale: la sportivizzazione dell’azione bellica” ha proposto una visione particolare, inerente al ruolo che i fanti piumati ebbero durante la IV Guerra di Indipendenza, non solo come militari, ma soprattutto come uomini di sport.
Ricordando che il Corpo dei Bersaglieri fu fondato da Alessandro Ferrero della Marmora a Torino nel giugno del 1836, e dal famosissimo “Decalogo” scritto proprio dal fondatore, troviamo al quinto punto l’indicazione di “Ginnastica fino alla frenesia”. Proprio durante l’inizio del XIX secolo abbiamo una traslazione culturale e sociale che conduce al movimento, alla dinamicità proiettata alla velocità, e che ricade immancabilmente nell’immagine tipica del Bersagliere, creando quel passaggio che si verificherà nella Grande Guerra: il passaggio dal soldato ginnasta al soldato atleta. Il movimento futurista, le incitazioni e gli inni di Gabriele D’Annunzio confermano che occorreva partire dall’essenziale preparazione fisica, per raggiungere quell’ardimento e quel coraggio necessari al fine sì di combattere, ma soprattutto per riportare quei valori di pace olimpica così cari a Decoubertin che solo grazie allo sport che unisce in fratellanza e solidarietà si riescono a raggiungere.

In occasione del 62° Raduno Nazionale dei Bersaglieri, nella città di Asti, si è ritenuto importante riproporre questo intervento, grazie anche alla sensibilità degli organizzatori, modificandolo per l’evento. La presentazione, infatti, è avvenuta alla premiazione degli alunni delle scuole vincitori del concorso “Magg. Giuseppe La Rosa. I Bersaglieri: Soldati di Pace” e la relazione questa volta è stata intitolata “Le origini dei Bersaglieri e la preparazione fisica”. Questa variazione, per porre, in questa sede, l’accento sulle origini del Corpo dei Bersaglieri, e sull’importanza di una corretta preparazione fisica che avveniva attraverso l’applicazione della ginnastica militare, che doveva essere abbinata alle qualità morali del soldato. Negli anni della fondazione del Corpo dei Bersaglieri, abbiamo una figura che diventerà fondamentale per preparare la gioventù a un addestramento fisico che sappia educare il giovane al sacrificio, formandolo e temprandolo nel fisico: lo svizzero Rudolf Obermann che nel 1833 arriva a Torino a soli 21 anni, chiamato dal Governo Sabaudo. Il “Maestro di Ginnastica” saprà cogliere gli aspetti più importanti del movimento al fine di renderli disponibili attraverso un’opera importantissima: Istruzione per gli esercizi ginnastici ad uso dei corpi della Regia Truppa. Approvato dal Ministero di Guerra e Marina, edito nel 1849. Questo volume fu preso come riferimento da tutti i Corpi. Venivano date delle norme generali, indicazioni su come vestirsi durante l’attività, sui tempi e modi di esercitazione, su come preservare la salute e l’efficienza durante l’evoluzione, e come porre rimedio ad eventuali incidenti fisici durante l’esercizio. Solo nel 1860 i Bersaglieri ebbero una guida rivolta all’esercitazione fisica specifica: Teoria di esercizi ed evoluzioni pei Bersaglieri approvata dal Ministero della Guerra (con dispaccio del 7 aprile 1860), Divisione e Sezione – Gabinetto N° 2830, Volume Unico.
Se Rudolf Obermann (ma con lui tanti altri) era uno dei massimi esponenti dell’educazione ginnastica all’epoca, oggi lo sono i dottori in Scienze Motorie, i Chinesiologi. Quello che qui mi preme rimarcare è che oggi come allora, affidarsi a personale esperto e qualificato diventa fondamentale. L’eredità lasciata da questi grandi ginnasiarchi del passato, oggi deve costituire l’elemento fondante della professionalità del laureato in Scienze Motorie.
Anche in questo caso, la memoria storica, ci ricorda che le origini lessicali e semantiche di termini oggi utilizzati, a volte anche superficialmente, sono invece da ricollegarsi al nostro passato. Il termine Chinesiologia oggi è da ricondurre alle Scienze Motorie, poiché attraverso questa scienza si studia il moto dell’uomo nelle sue varie forme e possibilità (sportiva, cognitiva, educativa, psicologica, socio-relazionale). Etimologicamente, infatti, “Kinesis” e “lógos” derivano dal greco antico e rispettivamente assumono il significato di “studio del movimento”. Nell’intervista che ho rilasciato al collega, dottor Adelfio Liviani, sul suo blog “Cromogym” e ai settimanali “Controsenso Basilicata” e “L’Arborense”, spiego quali differenze intercorrono tra termini comunemente utilizzati, ma che se analizzati doverosamente hanno delle differenze rispondenti a basi storico-scientifiche ben distinte. Si parla di Educazione Fisica, di Sport e di Scienze Motorie. Vediamone alcuni nel dettaglio.
Educazione Fisica” è un termine che deve tenere presente l’evolversi delle scienze pedagogico-filosofiche e mediche impiegate nel processo di formazione dell’individuo nei diversi contesti storici e culturali. Ricordiamo che, con la Legge n° 4442 De Sanctis del lontano 1878, veniva sancita l’obbligatorietà dell’Educazione Fisica nella scuole di ogni ordine e grado.
Quello che oggi ricade sotto il nome di “Scienze Motorie” definisce una scienza relativamente giovane, ma solo ad un primo e superficiale approccio. Infatti, le Scienze Motorie nascono molti secoli fa «per creare i corpi moderni» (riporto qui un estratto del testo Eternologie, della prof.ssa Renata Freccero, docente di Torino per la Cattedra di Metodologia e Storia dell’Educazione Fisica e Sport, già docente di Storia dell’Educazione Fisica e sportiva): «Si tratta di una scienza legata ai cosiddetti studi umani e alla storia della medicina. Il cambiamento fisico è dovuto alla società rinascimentale in genere e non solo della corte estense, ma a tutte le corti italiane».
Quando mi chiedono di spiegare il termine “Sport” faccio sempre riferimento a una definizione proposta dalla Società Italiana di Educazione Fisica (SIEF) che trovo assolutamente pertinente e valida nella sua definizione più ampia: «Gara fra atleti svolta alla presenza di spettatori interessati, finalizzata alla conquista di un premio mediante la vittoria». E ancora: «il termine indica anche qualunque forma di competizione, come il gioco del bridge o quello degli scacchi, che visibilmente non implica un’attività fisica importante».  Vediamo, in queste due definizioni, termini come “competizione”, “vittoria”, “premio”. Quando un bambino svolge un’attività motoria, non sempre partecipa ad una competizione finalizzata al raggiungimento di una vittoria. Quando sentiamo dire che “anche l’anziano fa sport per stare in salute”, se non ci sono i presupposti di cui sopra, non fa sport. Evidentemente deve fare ginnastica, per mantenere il corpo in buona salute. Questo è un discorso che vale per tutti: utilizzando i termini giusti, le definizioni corrette, avremmo delle certezze in più e meno confusione.
Gli artigiani dei corpi oggi ricercano l’estetica, ma dobbiamo ricordare che il “bello” lo ritroviamo già nella Grecia classica, «grazie agli autori classici come Platone, Aristotele, Pitagora, Democrito che avevano già sviluppato una precisa e dettagliata concezione del bello e dell’arte stessa. Il “bello” veniva indicato con il termine kalòn che indicava non solo ciò che era apprezzato alla vista e all’udito ma anche qualità del carattere e della mente. Il concetto di kalokagathia incarnava il risultato desiderato e perseguito dall’educazione greca basato su un mezzo di educazione che andava così dalla ginnastica alla musica» (Renata Freccero, Storia dell’Educazione Fisica, Firenze, 2007).
Le qualità del carattere e della mente non devono prescindere dalla corporeità. Il medico neurologo Henry Head definì l’immagine corporea come «una struttura pre-cosciente che si fonda sulla comparazione e integrazione a livello corticale delle passate esperienze sensoriali, tattili, cenestesiche e visive con quelle attuali. Così il cambiamento di una postura può diventare consapevole quando ci rendiamo conto che una nuova azione, un input-stimolo interno o esterno, va a modificare il precedente stato».
In molte espressioni verbali, che rinforzano la concretezza dell’immagine, il corpo è in gran parte utilizzato come metafora di un’idea che si vuole comunicare. La proposizione precedente va integrata però almeno con un’altra considerazione: anche lo psichico è per certi aspetti una metafora, un altro modo di esprimersi e di proporsi, del linguaggio del corpo. L’osservazione della postura, pertanto, è fondamentale quando si lavora nell’ambito psicomotorio.

Il XX Congresso Nazionale dell’AIPS, Associazione Nazionale Psicologi dello Sport, tenutosi a Rovereto alla fine di maggio, ha sviluppato «i maggiori temi di ricerca alla Psicologia dello Sport e dell’esercizio fisico e le relative ricadute applicative di interesse non solo per psicologi, psicoterapeuti e medici, ma anche per chinesiologi (dottore in Scienze Motorie), insegnanti di educazione fisica, filosofi, pedagogisti, sociologi, fisioterapisti, tecnici e allenatori di società sportive, dirigenti e giornalisti sportivi, atleti e per tutti coloro che si occupano e che sono appassionati di sport e di esercizio fisico». Il mio ruolo di Presidente Reg. Piemonte dell’Associazione Nazionale Dottori in Scienze Motorie (DMSA) e la laurea recente, conseguita nell’ottobre 2013, in Psicologia con indirizzo della Comunicazione presso la Scuola Superiore di Formazione Rebaudengo (Università Pontificia Salesiana di Roma) mi hanno dato nuovi stimoli e una formazione specifica ulteriore, permettendomi poi di partecipare a questo congresso con uno studio sull’attività fisica adattata (e con la geromotricità metodo AGIEF) attraverso il colloquio psicologico con grandi anziani residenti in struttura. Il colloquio psicologico diventa strumento fondamentale per instaurare una relazione e uno scambio partecipe durante l’attività motoria. Gli obiettivi principali attraverso il “Colloquio-Movimento” sono stati diversi. Importante è stata la rivalorizzazione di una progressiva percezione del Sé, il recupero della comunicazione favorendo una relazione empatica. Nello specifico: migliorare in tutti i soggetti presi in esame la mobilizzazione dei vari distretti corporei, favorendo dei feedback che attivino la consapevolezza ideomotoria. Motivare alla partecipazione dell’attività. Facilitare nell’anziano un dialogo “umanamente sentito”. Nei soggetti con Demenze di Tipo Vascolare: limitare il disagio fisico che molte volte è visibile a livello corporeo ma non è riconosciuto e gestito verbalmente. Migliorare l’attenzione partecipe. Nei soggetti con Malattia di Alzheimer: migliorare/stabilizzare uno scambio relazionale affettivo centrato sulla soddisfazione dei bisogni semplici. Attraverso l’Attività Fisica Adattata, il Colloquio Psicologico, dunque, assume un ruolo fondamentale che permette al grande anziano ricoverato in Istituto di riappropriarsi della propria identità psico-fisica, arricchendo la qualità della vita.

Concludo ringraziando Sitosophia, che si dimostra ancora una volta attenta alle tematiche che della filosofia fanno parte sia storicamente sia culturalmente, affermando che nel panorama scientifico attuale la kinèsis deve avere la giusta importanza e diffonderne i princìpi, le possibilità d’intervento e le caratteristiche tipiche aumenta la possibilità di evitare equivoci e considerazioni inesatte.

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