Il 17 Aprile, sulla pagina web di Repubblica, è stato pubblicato un articolo riguardante il lancio di un progetto proposto dal ministro Terzi, volto alla realizzazione di un social network per recuperare il lavoro, altrimenti perso per l’Italia, di ricercatori e scienziati residenti all’estero. Tale progetto si basa sul concetto del “crowdsourcing“, ovvero il modello che sta alla base dell’open source, e pone un interessante quesito: è possibile far contribuire al Paese i cosidetti “cervelli in fuga”? La proposta può fare quanto meno discutere, considerando la rassegnazione a non incentivare il ritorno in patria del «materiale umano» emigrato, né tantomeno ad attrarre ricercatori esteri, in un’epoca in cui la proprietà intellettuale ha un valore (leggi prezzo) sempre più alto.