La risposta del Teatro Coppola a vandalismi e accuse

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Una mano ignota ha imbrattato il portone del Teatro Coppola di Catania, che ha da poco festeggiato il suo primo mese di attività. Attenzione, le accuse sono più o meno gravi: si inizia con un ridicolo “incoscienti” per continuare con l’escalation di “mafiosi, fascisti ed altre strane convivenze”.

Ebbene, confermiamo anche noi le “strane convivenze” (sic!): è davvero raro vedere registi, attori, studenti, lavoratori, musicisti, cittadini uniti per un interesse e un bene culturale comuni.

Il Teatro ha preso piuttosto sul serio queste insinuazioni, rispondendo immediatamente sul suo sito:

(…) Siamo qui dentro per sperimentare modelli di autogestione, partecipazione e cittadinanza basati sull’accoglienza e il rispetto delle diversità, siano esse razziali, sessuali, religiose, politiche. Siamo qui dentro a rivendicare l’urgenza improrogabile per ognuno di riprendere in mano la propria vita e gli strumenti economici e culturali per viverla con dignità; per fare di tutte le rivendicazioni e i malcontenti una sola rivendicazione di giustizia sociale in un presente condiviso. Abbiamo scelto di ricostruire un teatro pubblico perché riteniamo che la cultura e i suoi luoghi siano laboratorio collettivo di creatività e iniziativa politica, cuore di ogni cambiamento e garanzia di pensiero libero e critico, gioiosamente rivoluzionario perché frutto d’arte. Se queste ragioni fanno di noi una massa di «incoscienti, mafiosi, fascisti e strani conviventi» di sicuro non ci fanno servi, sbirraglia ideologica o dispensatori di patentini rivoluzionari certificati.

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