«Peter Sloterdijk» di Antonio Lucci

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L’autore classico modella il linguaggio come una lente per mettere a fuoco i concetti. A buon diritto, quindi, si può annoverare Peter Sloterdijk tra i classici, pur essendo egli immerso fino al collo nel guazzo maleodorante della contemporaneità. Ma forse appunto in ciò sta la classicità, nel far il contemporaneo a suon di parole, nell’essere contemporaneo sempre perché con la sua lingua ci s’allapperà in ogni tempo.

Pertanto, segnalo con piacere (e con un pizzico di rammarico; dirò perché) questo libro di Antonio Lucci titolato e dedicato a Peter Sloterdijk. La forma è quella di un ampio glossario, quasi un vero e proprio dizionario dei termini portanti del pensiero del filosofo di Karlsruhe. L’autore stesso lo definisce come una «introduzione sotto forma di lessico al pensiero di Sloterdijk» che «vuole tracciare una rotta entro la complessa, variegata e stratificata produzione del filosofo, anche e soprattutto per chi si approccia per la prima volta ai suoi testi, che proprio per la ricchezza linguistica e semantica possono a volte sembrare eccentrici ed esoterici al lettore non avvertito» (pagg. 2-3).

A ben vedere, si tratta di molto più che di un semplice “lessico”, perché le voci più importanti (per esempio “Sistema immunitario” o “Sfere”) assumono la forma e l’estensione di veri e propri articoli, se non di brevissimi ma esaustivi saggetti. Questo scritto è dunque non solo un’introduzione per chi sia digiuno dei pantagruelici scritti sloterdijkiani, ma costituisce un ottimo compendio dei concetti fondamentali che percorrono tutto il suo pensiero.

L’opera è chiusa da una ricca e aggiornata bibliografia del e sul filosofo tedesco.

L’unico rammarico – e oltre al cuore, per chi n’avesse ancora, dolgono gli occhi – è che si tratta di un libro uscito solo in formato digitale.

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