A Cesare e a Dio

Rizzoli, 2007
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“Cesare e Dio appartengono entrambi all’anima essenziale dell’Occidente: quella della violenza e della guerra, della Follia – la nostra anima greca” (E. Severino, A Cesare e a Dio. Guerra e violenza in controluce, Rizzoli 2007, Prefazione).
Questo intenso libretto del filosofo Emanuele Severino, pubblicato per la prima volta nel 1983 – e difatti esso “si riferisce all’attualità di quel tempo per incominciare a scendere nel sottosuolo”- e riedito nel corso del 2007, si presenta all’attenzione del lettore come una riflessione di ampio respiro sulla situazione politica italiana ed internazionale degli anni Ottanta del Novecento.
L’analisi delle dinamiche sociali di quella che la storia ricorda come “Guerra fredda” fra le due superpotenze, Usa e Urss, scoppiata all’epilogo del secondo conflitto mondiale e conclusasi agli inizi degli anni Novanta, è condotta con grande rigore raziocinante. A tal punto che è possibile schematizzare con simbologia matematica la chiave di lettura dell’opera: Usa² = Urss² / Resto del mondo / Usa = Urss.
La strategia della Guerra fredda è stata la strategia della tensione, che simbolicamente ho reso nella formula col segno dell’uguaglianza: due trattini paralleli che apparentemente significano staticità, in realtà, come sostiene l’Autore, fanno riferimento ad un “equilibrio dinamico” (p. 16) tra i due membri. La tensione ha come corollari la proporzionalità perfetta della crescita fra Usa e Urss – quello che gli storici hanno chiamato corsa agli armamenti-, e la distanza del resto del mondo – che è passata alla storia come divisione in blocchi-. Si realizza così un quadro politico che mostra come attraverso la tecnica delle relazioni di forza, che rimane sempre tale, cioè non viene mai scaricata dall’una sull’altra potenza mondiale, si riuscì ad ottenere un “monopolio della violenza”, ma non un conflitto armato; insomma un gioco a somma zero fra Usa e Urss.
Ho detto che l’opera procede secondo un movimento “subacqueo”, che scende verso le profondità: Severino nota le contraddizioni del PCI di Berlinguer, scisso fra la realtà italiana fortemente americanizzata e tradizionalmente capitalista e l’idealità del progetto marxista da attuare sull’esempio dell’Unione sovietica. Attuazione che non poteva prescindere dalla tutela della democrazia nella forma disegnata dalla Costituzione, che all’articolo 41 sancisce la libertà dell’iniziativa economica privata. A differenza di molti libri pubblicati da un po’ di tempo a questa parte, “A Cesare e a Dio” ha un grande merito: dedica attenzione seria sulla definizione dei tratti della fisionomia della democrazia, non celando le contraddizioni in essa presenti; una fra tutte, il principio maggioritario può decidere la fine del sistema (cfr. le riflessioni di Popper).
E giù fino alla riflessione sulla “a-letheia” – l’alienazione essenziale che sta alla base dell’Occidente-, alla fede – il paradosso “del credere di credere”-, all’anima e alla Follia che vi si annida fino a produrre una lacerazione permanente, una tensione.
Molti i meriti di quest’opera: ho già accennato alla riflessione sul sistema “democrazia”; ancora, grande respiro nell’analisi storica letta con le lenti del filosofo purissimo che rivendica la propria libertà di pensiero (Prefazione alla prima edizione); riproposizione di passaggi socio economici fondamentali di un dato lasso di tempo, con possibilità tutta affidata al lettore di comparazione con i moduli presenti – l’Europa degli anni Ottanta è vista come la vera posta in gioco del conflitto; oggi tale centralità mi sembra fortemente in crisi, dati i rivolgimenti dello scacchiere mondiale-.
L’opera ha una sua temporalità, gli anni Ottanta appunto, ed una sua spazialità verso l’interno. I destinatari, sono nelle intenzioni dell’Autore, i non specialisti: non giova a questo scopo la suddivisione del testo in capitoli e lunghe postille agli stessi.
L’analisi ha un rigore logico impeccabile che definirei universale, ma tralascia il ruolo del sistema economico e giuridico nella formazione degli assetti, e della stessa anima.

2 responses to “A Cesare e a Dio

  1. Un conforto sapere che, per quanto restii rimangano molti nostri colleghi di Filosofia a recensire testi filosofici, i nostri cari e stimati colleghi di Giurisprudenza – come è il caso di Diego – si assumono tale responsabilità.
    Che sia un ottimo iniziale stimolo per noi.
    Dunque grazie Diego.

  2. Grazie a te Davide. Confesso che non è stato semplice recensire un testo di filosofia, anche abbastanza complesso, come questo di Severino… diciamo che preferisco testi di legge o libri giuridici.
    Comunque mi ha fatto molto piacere; per il resto, mi affido alla clemenza dei filosofi che leggeranno questa recensione.

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