Guida galattica alla filosofia

Rogas edizioni, Roma 2021
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È una bella introduzione alla filosofia quella di Matteo Bergamaschi. I grandi filosofi rimangono sullo sfondo e vengono in aiuto dell’autore solo di tanto in tanto ad arricchire un discorso sulla filosofia come espressione umana e storica, in cammino senza soluzioni di continuità dalla sua nascita, tra il VII e il VI secolo a.C., a oggi. Bergamaschi ci dice che la filosofia è quella «forma spirituale», non superiore o migliore di altre, ma nella quale «con più evidenza, con maggior nitore o chiarezza, balena il tratto peculiare della nostra specie, quello di essere “animali capaci di porre domande di senso”». Ed ecco spiegato il titolo, che a prima potrebbe far pensare a una presentazione della filosofia in salsa pop, con rimandi alla cultura cinematografica e letteraria. C’è ovviamente un riferimento a Guida galattica per autostoppisti (romanzo di Douglas Adams del 1979 e film di Garth Jennings del 2005), ma è solo un pretesto per immaginare di spiegare quella che l’autore ritiene una facoltà prettamente umana a un marziano, che probabilmente sa già tutto e non ha bisogno di meravigliarsi. È invece grazie alla meraviglia che «l’uomo avverte un ordine, sperimenta un insieme di rimandi, di relazioni che vuole investigare, scoprire e analizzare». L’uomo è dunque «condannato a essere un filosofo», perché a differenza delle altre forme di vita che conosciamo, capaci di trovare risposte efficaci a un problema e quindi di muoversi all’interno dell’ordine del problema, si muove all’interno dell’ordine della questione, campo molto più vasto di quello del problema e per il quale non esistono risposte univoche e definitive. La questione è «una domanda che resta di principio aperta». Così che la capacità specifica dell’essere umano appare quella di «rapportarsi a un ordine infinito», «continuare a domandare e interrogare al di là di tutte le contingenti risposte in cui via via si imbatte». Ed è di questo che si occupa la filosofia.

La differenza tra la filosofia e le altre forme di interpretazione della realtà, come la religione, è che essa, pur procedendo verso la verità, «non ammette un principio di autorità». Tuttavia, «la filosofia non ha un’esclusiva sulla verità, ma si basa necessariamente sul ragionamento umano». Questo fa sì che chiunque possa filosofare, perché chiunque ha la ragione per farlo. La filosofia mette tutti sullo stesso piano e la sua storia non è altro che un “dialogo ininterrotto” fra menti che ricercano il senso. La nascita della filosofia non è dunque sovrapponibile alla nascita del sapere, perché è più che altro la riflessione sul sapere, è «l’interrogativo critico universale, che investe tutti gli ambiti dell’umana esperienza». Un interrogativo che storicamente si è nutrito di altri saperi, come della fede cristiana, in un percorso che ha poi portato all’evoluzione della filosofia stessa.

L’attenzione di Bergamaschi alla teologia e all’ambito della fede probabilmente tradisce la sua formazione e i suoi interessi filosofici, ma ha il pregio di non risultare retrograda (nell’offuscare il lungo periodo della filosofia cristiana come privo di valore). Ambiguità che la filosofia stessa cercherà di dissipare in epoca moderna attraverso una rifondazione del sapere che abbia come unica guida la ragione umana. Le nuove scoperte geografiche e astronomiche ridimensionano il posto dell’uomo nel suo mondo e nell’universo, costringendolo a cercare certezze altrove rispetto al cielo (inteso come Dio). La ragione moderna è l’artefice di un nuovo sistema che non riguarda solo la filosofia, ma anche la scienza (che diventa il vero punto di riferimento, in particolare attraverso matematica e geometria, apparentemente inopinabili), la politica, la società, la cultura. È in età moderna che si formano gli stati nazionali dal potere centrale e nascono le teorie sul “contratto sociale” come premessa e legittimazione dell’unione sociale e politica.

Tuttavia, l’epoca contemporanea, come direbbe Freud “mortificata” dalle scoperte copernicane, darwiniane e dello stesso Freud, vive una nuova stagione di sfiducia nei confronti della ragione. Le “grandi narrazioni” tradizionali, cornici di senso che reggono il mondo, vengono a sfaldarsi lasciando l’agire umano privo di una guida. A prendere il timone sarà la tecnica, in luogo della ragione, che priva di una filosofia collante delle azioni umane, conduce l’umanità verso forme di sfruttamento umano e ambientale inedite, che non fanno onore all’unico essere sulla Terra in grado di meravigliarsi e porsi la domanda sul senso della vita. I libri che avvicinano alla filosofia come quello di Bergamaschi sono importanti anche per questo, per riflettere sulla direzione presa dalla nostra specie, costringendoci a continuare il dialogo filosofico nel tentativo di comprendere gli errori e trovare nuove vie di convivenza. Finché c’è filosofia c’è speranza.

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