La scimmia egoista. Perché l’essere umano deve estinguersi

Il Saggiatore - Milano 2020
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Forse non ci si abitua mai ai libri, come alle persone, che promettono e non mantengono. E se è luogo comune che i libri non si giudicano dalle copertine, pure desse ultime qualche indicazione corretta debbono darcela e non soggiacere quasi solo al mercato. Il libro in questione titola La scimmia egoista (e come ha detto il mio amico Davide Tomasello pare un crossover tra La scimmia nuda e Il gene egoista). L’illusione, la promessa non mantenuta tutta italiana nasce dal sottotitolo: se nell’originale troviamo un meno assertivo Human nature and Our Path to Extinction, in italiano s’è pensato bene di appioppare il ben più incisivo Perché l’essere umano deve estinguersi. Probabilmente è dovuto in parte a questo sottotitolo se è ho acquistato il libro. Il Saggiatore dovrebbe premiare chi l’ha scelto: ha reso indubbiamente un buon servizio alla casa editrice, ma meno alle mie tasche e soprattutto, ciò che dovrebbe contare di più, al libro stesso. Mi pare, infatti, che solo in un paio di occasioni l’autore auspichi che l’essere umano non si riproduca o quantomeno si riproduca di meno, ma con motivazioni più ambientalistiche (figliare inquina) che ontologiche o addirittura metafisiche. Al netto di questi due timidi accenni, sembra che invece la tesi fondamentale del libro sia mostrare come un’inversione di tendenza delle nostre abitudini sia auspicabile, ma forse non possibile né risolutiva.

Money, l’autore, è un esperto di funghi. Lo immaginiamo con cesta pei boschi, o a partecipare al Lascia o raddoppia? come fece a suo tempo, vincendo, un insospettabile John Cage, ma sarebbe più corretto figurarcelo con camice e microscopio, alla Miami University in Ohio. A conti fatti, il vero problema di questi scritti è che i biologi credono che dalla biologia possa derivare con immediatezza una filosofia. Ci sono cascati un po’ tutti, e penso in particolar modo adesso ai neurobiologi. (Che l’immediatezza sia meno che l’inizio e che senza mediazione, ossia riflessione, la filosofia nemmeno comincia è discorso vecchio ma che pare difficile a comprendersi, soprattutto da chi parla anglosassone. Vizio hegeliano, certo, ma vizio di forma, e la forma in filosofia è tutto.)

Il libro di Money è in fin dei conti un buon manuale di biologia in compendio, ma non si capisce dove voglia andare a parare effettivamente. Pregi ne ha: la scorrevolezza, la buona divulgazione, la consapevolezza che, per dirla con Nietzsche, andremo in disgrazia per la nostra virtù, ossia quella scienza che ci fa essere grandiosi e ci fa credere di poter padroneggiare la natura e che ci porta perciò anche a distruggerla con tutti i nostri mezzi, la descrizione, infine, che merita d’essere anche un po’ riportata su ciò che accade al corpo quando muore e che Money, da micologo attento ai processi metabolici della decomposizione, conosce molto bene:

Come morirai? Il blocco della pompa dopo tre miliardi di contrazioni è l’opzione più probabile, seguita subito dopo dai danni agli organi causati dalle cellule cancerose. Il terzo canto del cigno più comune è il collasso dell’apparato respiratorio dovuto a una malattia polmonare cronica di tipo ostruttivo. […] Senza il sistema immunitario, non vi è alcun controllo sul microbiota e la microscopica folla rompe le barricate, divorandoci da dentro. Microbi interni ed esterni, seguiti da insetti e vermi, digeriscono ogni brandello di tessuto molle. Roditori baffuti sgranocchiano i pezzi più duri e dall’altro piombano uccelli, che beccano e strappano la carne. Lasciate esposte dall’opera di denti e becchi, come residuo di questa fervente attività di compostaggio, restano solo le ossa, che intraprendono la loro lenta dissoluzione del terreno umido (pagg. 111-114).

Tutto qui. Il quadro è desolante, ma il biologo per definizione si occupa di vita e, Money, in ossequio alla sua professione e – battuta facile – forse anche al cognome ci invita nelle ultime righe a essere gentili gli uni con gli altri e con la povera natura che “soffre con noi” (sic!), con la speranza, ovviamente e in barba alle critiche all’egoismo e all’antropocentrismo, che «le cose continueranno a funzionare un po’ più a lungo del previsto». E proprio questo, far funzionare le cose più a lungo del previsto, è il seme da cui si generano e moltiplicano figli e – battuta facile – soldi.

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