Vita liquida

Laterza, 2006
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«Vita liquida» e «modernità liquida» sono profondamente connesse tra loro. «Liquido» è il tipo di vita che si tende a vivere nella società liquido-moderna. Una società può essere definita «liquido moderna» se le situazioni in cui agiscono gli uomini si modificano prima che i loro modi di agire riescano a consolidarsi in abitudini e procedure. Il carattere liquido della vita e quello della società si alimentano e si rafforzano a vicenda. La vita liquida, come la società liquido-moderna non è in grado di conservare la propria forma o di tenersi in rotta a lungo. (Introduzione, pag. VII).

Sono queste le parole con cui Zygmunt Bauman, il famoso ed emerito sociologo, inizia l’Introduzione del suo Vita liquida (trad. it. di M. Cupellaro, Laterza 2006), che costituisce il terzo appuntamento con la “liquidità” dopo Modernità liquida e Amore liquido. La mia prima osservazione, cominciando a leggere questo testo, è stata notare la grande capacità dell’autore nel rendere conto della liquidità della vita e della società con un’attività profondamente “solida”, quale è lo scrivere. Scrivere del divenire, dare una forma a ciò che muta continuamente, appare sempre come un’impresa disperata; se Bauman l’ha fatto magistralmente è perché l’etichetta di “sociologo” gli sta stretta: in Vita liquida, filosofia ed economia, antropologia e politica si uniscono in un’interpretazione nuova, lucida e profonda della contemporaneità.

Il testo inizia con un analisi dell’individualismo. Esso è costituito da un paradosso (anzi, un’aporia) di fondo: se essere individui significa “essere tutti diversi”, allora ognuno è uguale all’altro. In una società individualista «ciascuno deve essere un individuo: almeno in questo senso, chi fa parte di una simile società è tutto fuorché un individuo diverso agli altri, o addirittura unico» (pag. 4). L’individualità, la ricerca del “vero me stesso”, appare come un obiettivo da svolgere individualmente, «un compito affidato dalla società ai suoi membri» (pag. 7); ma è un obiettivo che, nel momento stesso in cui è dato, è destinato a non essere mai raggiunto.

La società liquido-moderna, però, oltre a fornire un impossibile compito di vita, fornisce le risposte a questa stessa impossibilità: la “migliore” di tali risposte è il consumismo. Il mercato dei consumi, fondato prevalentemente sul conformismo, diventa “il miglior amico dell’individuo”; ne consegue che «Per essere individui, nella società degli individui, bisogna tirar fuori i soldi, un sacco di soldi» (pag. 15).

Come il bisogno d’individualismo, anche la costante richiesta di “sicurezza” (che anche qui in Italia si va pian piano sostituendo ad ormai vecchi termini quali “legalità” o “giustizia”) da parte dei cittadini non verrà mai soddisfatta.

La sicurezza personale è diventata uno dei principali, forse il principale argomento di vendita in tutti i tipi di strategie di marketing. “Legge e ordine”, sempre più ridotti alla promessa di incolumità personale, sono ormai […] il principale argomento di vendita nei manifesti politici e nelle campagne elettorali. Evidenziare le minacce all’incolumità personale è diventato uno dei principali, forse il principale punto di forza nelle battaglie per gli indici d’ascolto da parte dei mass media. (pag. 71).

Dato che la società liquido-moderna è la nostra società, è impossibile, leggendo queste parole di Bauman, non pensare a Bin Laden. Non all’uomo, certo, ma al fantoccio che “puntualissimo come la morte” (l’espressione è tratta da un breve articolo on-line di A. G. Biuso) si presenta ogni undici di settembre, alimentando la paura degli statunitensi. Paure e desideri sono ciò di cui si nutre questa società; non importa cosa desiderare o di cosa aver paura, non importa che l’oggetto venga conquistato o che il nemico sia ucciso; bisogni e paure sono liquidati continuamente: ciò che conta è il continuo desiderare, non smettere mai di aver paura. È questo «a far volare l’economia che si rivolge ai consumatori» (pag. 84).

Parte fondamentale, vero motore della società liquido-moderna e consumistica è ciò che viene liquidato, ciò che viene consumato: «l’ industria di smaltimento dei rifiuti assume un ruolo dominante nell’ambito dell’economia della vita liquida» (Introduzione, pag. IX). Dai prodotti alimentari alle vite degli individui, tutto ciò che esiste dev’essere oggetto di consumo, deve avere una data di scadenza, deve poter essere messo da parte o aggiornato. La vita liquida è una corsa frenetica, una vita precaria ed incerta, in cui imparare dalle proprie esperienze è impossibile perché le condizioni entro le quali esse accadono cambiano continuamente.

Il tempo, com’è vissuto nella modernità liquida, consiste nel tempo d’utilizzo consumistico degli oggetti e delle relazioni umane. «L’eternità è ovviamente messa al bando. L’eternità, ma non l’infinito: finché dura, infatti, il presente può essere esteso oltre ogni limite, […] non si sente la mancanza dell’eternità: anzi la sua perdita può persino passare inosservata» (Introduzione, pag. XV). Il tempo si consuma come tutto ciò che sta attorno all’uomo liquido-moderno.
L’ultimo capitolo di Vita liquida è un saggio dedicato alle filosofie di Hanna Arendt e di Theodor W. Adorno, in un continuo confronto con Marx. Riadattare le riflessioni di questi pensatori dell’era “solida” dei produttori alla nostra era “liquida” dei consumatori, vuol dire trasformarle in una “logica della responsabilità planetaria”. Il testo si conclude con una forte istanza: bisogna imporre «all’ “agenda dell’emancipazione” una convergenza nuova e senza precedenti tra precetti etici e interesse alla sopravvivenza – la sopravvivenza, comune e condivisa, dell’associazione universale del genere umano» (pag. 173).

***

Io, invece, vorrei concludere questa breve recensione con un confronto. In un paragrafo di Vita liquida intitolato Il corpo che consuma, Bauman descrive il corpo del consumatore come il centro di ogni preoccupazione, di ogni “sindrome consumistica”: fitness, lotta contro il grasso, anoressia e sessualità sono manifestazioni dell’angoscia profonda dell’uomo contemporaneo. Un’angoscia che, ovviamente, si tramuta in “domanda” nei mercati consumistici e produce un’offerta incredibilmente vasta: «Il corpo del consumatore tende perciò a essere una fonte prolifica e perenne di ansia, aggravata dall’assenza di vie d’uscita ben definite e affidabili, in grado di alleviarla e tanto meno di neutralizzarla o diradarla. […] I mercati dei consumi si alimentano dell’ansia che essi stessi evocano, e fanno il possibile per accrescere, nei consumatori potenziali» (pag. 99). Se si parla di precarietà della vita (della sua forma) e del corpo, è davvero curioso che Bauman abbia accennato alle “vie d’uscita”. Quest’ultima espressione è il titolo di uno dei testi filosofici più importanti degli ultimi anni, si tratta appunto di Vie d’uscita. L’identità umana come programma stazionario metafisico (Il melangolo 2004), di Eugenio Mazzarella (le prossime citazioni sono tratte da quest’ultimo testo).
Se per Bauman il corpo è l’elemento più “consumato” della società dei consumi, per Mazzarella è proprio sul corpo che l’homo sapiens sapiens deve ricostituire la propria identità. La parola “morte” compare raramente tra le pagina di Vita liquida, mentre è al centro di Vie d’uscita: «il corpo e la sua morte restano i più grandi pensatori» (pag. 11). Se il presupposto necessario del consumismo è che qualcosa venga infinitamente consumato, bisogna allora insistere su una verità fin troppo evidente: il consumismo consuma noi stessi. Se l’eternità è giustamente “messa al bando”, anche l’infinito lo è: l’uomo è «temporalità non infinitamente ripercorribile» (pag. 83), è “contingenza avveduta”, cioè un essere finito che si riconosce (o dovrebbe riconoscersi) come tale. L’unica ancora di salvezza temporanea nella società liquido-moderna è la velocità con cui si consuma per non essere a propria volta gettati tra i rifiuti (tra le “vite di scarto”), ma questo è un metodo che non ci trae fuori dal circolo vizioso consumistico, cioè non costituisce una “via d’uscita” alla “vita liquida”: piuttosto, la velocità deve «significare che dobbiamo fare in fretta a pensare magari come e dove fermarci. Forse presso noi stessi, presso la nostra forma di vita» (Mazzarella, “La carne addosso. Annotazioni di antropologia filosofica”, in Il Giornale della Filosofia, gennaio-maggio 2006, pag. 4).
In questo senso, credo che la speranza di Bauman riposta in un’etica planetaria può avere successo solo se individualmente (e quindi, secondo l’aporia, collettivamente) ci assumeremo il compito di «progredire in una forma di vita che resti nella sua autoriconoscibilità per noi» (pag. 20), una forma che muta di continuo ma che divenga né più né meno ciò che si è già.

43 responses to “Vita liquida

  1. Bella recensione Gio'!
    Però debbo chiederti se mi chiarisci il senso del paradosso riguardo l'individuo. Non l'ho capito bene (non ho mai letto il libro).
    Perché se essere individui vuol dire "essere tutti diversi", allora ognuno è uguale all'altro? In tal modo, infatti, gli individui avrebbero in comune solo l'essere individui; come io e tu abbiamo in comune l'essere umani (vabbè… per me conservo qualche dubbio!). O addirittura avrebbero in comune solo una relazione, ossia la diversità, che presuppone sì qualcosa di simile, ma non di perfettamente uguale.
    Che poi, invece, l'essere individui non coincida con la definizione suddetta, è ben altro par di maniche. "Si deve" essere indivudui presuppone una canone, una sorta di standard dell'individualità che poi pare consistere nel tirare fuori tanti soldi.
    Interessante il "Confronto". Ma di quello ne riparleremo magari sul forum.
    Ancora complimenti!

  2. Grazie per i complimenti Cateno!

    Anch'io sono rimasto un pò perplesso, quando ho letto dell'aporia dell'individualismo, difatti, se hai notato, alla fine del "confronto" l'ho utilizzata a mio favore :-)

    Credo comunque che Bauman si riferisca al fatto che in una società liquido-moderna un individualismo è davvero impraticabile e diventa solo un forte argomento di vendita. Inoltre credo che Bauman sia di per sé contro l'individualismo. Lui dice che se "essere individui significa essere diversi da chiunque altro", ma poi pone l'accento su quell'altro da cui non possiamo fare a meno di essere diversi. Il suo discorso, credo, si pone interamente in un'ottica "societaria" da cui ogni individualismo è di per sé escluso in quanto paradossale.

    Ciao!

    1. …solo che, dicendo così, si ammette implicitamente di avere un’idea precisa dell’altro, quindi si afferma di comprenderlo (nell’acezione di “contenerlo”, prevederlo): altra aporia!

  3. Sul quotidiano la Repubblica,oggi hanno pubblicato un articolo introduttivo al nuovo saggio di Bauman “Paura liquida”.

  4. Volevo scrivere qualcosa in merito alla domanda posta sull’individualità.
    Bauman dice che l’individualità è legata allo spirito della folla,e quindi essere un individuo significa essere uguale, anzi identico,a chiunque altro faccia parte della folla. Io posso ritenermi un indivuo nel momento in cui cerco di non esserlo, poichè per individualità noi intendiamo autenticità, ovvero essere veri verso noi stessi.
    Essere individuo viene anche generalmente tradotto come essere diverso dagli altri, ma noi siamo diversi non come essere umani o meglio le nostre sensazione, le nostre emozioni e i nostri sentimenti sono un qualcosa di nostro e di nessun altro.. quindi per questo possiamo essere intesi come individui uno diverso dall’altro.. ma per quanto riguarda il nostro essere come persone ci confondiamo tra la folla come diceva inizialmente Bauman.Ho scritto il maniera molto incasinata ma io l’ho intesa in questo modo.

  5. io sono rimasta shockata dal suo stile, già da un libro che avevo letto in precedenza (“dentro la globalizzazione”), ma stavolta è stato molto difficile comprendere il suo linguaggio contorto per esprimere concetti in fin de conti semplici.
    a parte questo problema di comprensione, il libro mi è piaciuto, e nonostante lo stessi leggendo per un esame, la lettura, non mi è pesata.mi sn riutrovata in pieno nel suo descrivere il consumatore, e ciò ma fatto pensare a tante cose….mi sono vergognata di far parte di questa categoria…il consumatore nell’era liquido-moderna…

  6. Perdonatemi la domanda più o meno fuori tema ma qualcuno di voi saprebbe dirmi se Bauman sarà in Italia nei mesi di febbraio-marzo (oltre ad essere a Bologna il 12-13 febbraio)? Mi piacerebbe rivederlo prima del spero-il-più-tardi-possibile inevitabile.. Grazie

  7. La prossima data di Zygmunt Bauman in Italia è conosciuta?

    Spero al più presto.

    Attendo risposta grazie

  8. scusate ma sto facenso una tesina e mi servirebbe mezza pagina di commento su bauman e la società liquida nn è ke qualkuno potrebbe aiutarmi vero??

  9. xkè t serve il cmmnt? x fare la tesina? uff, che palleee!! sta tesinaaa!!! nn è k qc ha 1 sito d fare cop&inc? xkè nn andare al mare invc? mmm tvb tvtb tv1kdb

  10. A parte gli scherzi, è un buon libro. L'ho preso ieri nella nuova edizione molto scontata di Laterza. Eccellente la citazione dal "Brian di Nazareth" dei Monty Python, a proposito di che cosa significa concretamente essere (o ritenersi) degli individui. Mi ricordo anche la citazione in apertura alla Peste di Camus: "Era un individuo senza alcuna importanza sociale, era soltanto un individuo"

  11. Sn una studentessa di terza superiore, liceo delle scienze sociali di rimini, la mia prof mi ha dato da leggere qusto libro.Secondo me Buman cn il discorso dell'individualità intende dire che:la società ci impone di essere degli individui, noi dal canto nostro facciamo di tt x esserlo,(individui:diversi da chiunque altro), oltretutto la società in cui viviamo ci da dei mezzi cn cui possiamo diventarlo. Volendo noi essere degli individui compriamo, tutti noi,x lo meno coloro che se lo possono permettere, pochè questi mezzi costano a dir poco caro (consumismo), questi mezzi cosa che alla fine ci rende tt uguali, x questo se vogliamo essere degli individui dobbiamo cercare di nn esserlo….discorso un po' contorto!

    Vi consiglio di leggere il libro di Umberto Galimberti "Vizi capitali e nuovi vizi", è un libro molto interessante.

  12. Ancora nn ho letto tutto il libro (sn arrivata solo al 3° capitolo), ma è abbastanza interessante anke se Bauman prima di dire una cosa ci gira in torno in una maniera assurda, se lo si legge cn poca attenzione si rischia di doverlo rileggere trenta volte! Cosa che mi è capitata,per capire il 1° cap. ho dovuto leggerlo due volte, poi dal 2° è + comprensibile.

  13. è un buon libro ma sinceramente ne ho letti di migliori come "il nichilismo" di umberti. su questo invece posso dire che apre molto gli occhi sulla realtà attuale che vede le innovazioni come la causa della paura degli individui in quanto essi devono cercare di stare al passo, e nn è affatto facile. un pò inquietante ma vero.

  14. è un buon libro ma sinceramente ne ho letti di migliori come "il nichilismo" di umberti. su questo invece posso dire che apre molto gli occhi sulla realtà attuale che vede le innovazioni come la causa della paura degli individui in quanto essi devono cercare di stare al passo, e nn è affatto facile. per restare dove già si è bisogna correre e per arrivare da qualche parte bisogna superare i propri limiti un pò inquietante ma vero.

  15. Ragazzi diffidate, ma sempre e sempre dei libri che esprimono in linguaggio contorto concetti semplici, consumano intelligenza e non producono novità

    Igor un vostro amico che ha esperienza di ignorantismo

  16. Igor, non so se hai mai letto Vita liquida o Vie d'uscita. Non credo. Perché, se l'avessi fatto, tutto diresti, tranne che esprimono concetti semplici.

    Se poi tu, dalla mia recensione, hai intuito ciò che affermi, allora sappi che ciò è dovuto a un limite delle mia recensione, non di quei due libri… che sono tra i più densi (il secondo, in particolare) che io abbia letto.

  17. Nel "sempre e sempre" dei libri che vanamente consumano intelligenza suppongo siano compresi, tra gli altri, il Parmenide (di Platone), la Critica della Ragion pura, il Tractatus logico-philosophicus (di Wittgenstein), la Dialettica dell'illuminismo (di Horkheimer-Adorno), testi -in effetti è vero- dal "linguaggio contorto"…

  18. Bauman cosa esprime in Vita liquida :

    il concetto del continuo desiderare e l'esigenza della sicurezza personale che sono motori trainanti dell'economia industriale, del conseguente consumismo conformista, NONCHE della politica, quella politica spodestata dall'industria perchè chi detiene il potere economico detiene anche quello politico.

    E fin qui nulla di nuovo sotto il sole, mi pare un chiaro invito all'evitare eccessi di individualità e riflettere invece .. (citando anche Mazzarella) sul riportare l'attenzione al corpo, alla materia, più che ai sensi.

    Filosofia orientale..abbattere la coscienza perchè è condizionata dai sensi e portare l'attenzione sul corpo e concentrarsi su di esso e la natura di cui è parte. ( Vuol dire poi abbattere l'individualità suscettibile al neuromarketing pubblicitario che favorisce i consumi e ci rende tutti individui uguali).

    Un punto che mi piace ma non supera la mia visione d'insieme se non per terminologia tecnica, è la riflessione su Marx quale pensatore dell'era solida riadattata al concetto che la sopravvivenza comune condivisa a questo punto "individualmente" , ( cioè ugualmente concepita come obiettivo comune)è una questione di associazione universale del genere umano, meglio ancora di responsabilità planetaria.

    Altra cosa interessante è il recupero dei materiali di ogni tipo ..al primo posto. Ne sottolinea anche il business.

    Potremmo cogliere l'occasione per rivalutare la nostra di materia cioè il nostro corpo e rivalutare il contesto nel quale dovrebbe essere parte ed è immerso : la natura..il mondo.

    Mi è stato di supporto per motivi di lavoro. Mi era piaciuto di Bauman anche VOGLIA DI COMUNITA'

  19. Io posso essere un individuo solo se mi confronto con te,se parlo con te,se vivo con te,se incontro te,se avverto la mia diversità attraverso te;non riuscirei mai ad esserlo se pensassi di trovare la (mia) individualità costruendomi una vita diversa dalla tua;è,al contrario,la stretta partecipazione(la solidarietà) tra gli esseri umani che può fare di noi degli individui.

    E'chiaro che se ci volessimo considerare tutti individui,nel senso di "tutti diversi",saremmo,inevitabilmente tutti uguali,come in un mondo di soli poveri o soli ricchi non ci sarebbero nè gli uni nè gli altri

  20. Salve a tutti.

    Ho bisogno di un consiglio, spero di essere abbastanza chiaro e mi scuso in anticipo per eventuali imprecisioni nella mia richiesta.

    Sto cercando qualche libro che parli delle paure dell'uomo post-moderno (innanzitutto, quando nasce la società postmoderna?)… in particolare sono interessato a capire come la società cambia a partire dall'invenzione della bomba atomica. qual è la percezione della minaccia di un olocausto nucleare e quali ripercussioni ha avuto sulla psicologia delle masse, soprattutto durante la guerra fredda quando un'eventuale disastro atomico era più che reale.

    grazie.

  21. Ciao Massimo!

    Sei stato chiarissimo. Ti consiglio, però, di porre questa stessa domanda (in questi stessi termini) sul nostro forum.

    Lì sono iscritti diversi utenti che, magari, potranno darti una mano! E chissà che non ne esca fuori una discussione…

    Per scrivere sul forum, devi prima registrarti al forum stesso. E' facile, dovrebbe esserci un link "Registrati" da qualche parte.

    Ciao,

    Giovanni

  22. Bauman offre una serie di spunti preziosi e sempre interessanti per quanto spesso appaiano un po' sospesi e senza conclusione. Ma quella che sto per descrivere mi sembra una forma di ipocrisia che va sottolineata.

    Nel capitolo sul consumatore nella societá liquida ZB ricorda di nuovo che praticamente ogni aspetto della ns societa' consumistica é soggetta alle leggi di mercato, o lo diventera' appena se ne riconosca la possibilita'; ZB ci spiega che proprio per questo ogni elemento di consumo viene progettato per essere effimero e garantire cosi' una certa continuitá nell' ingenerazione di aspettative nel consumatore; aspettative che si tramuteranno in altrettante soluzioni da acquistare, effimere anche esse. E cosi' via.

    Sono sorpreso che quanto sopra sia pervaso da un tono critico proprio da colui che ha fatto quasi un BRAND ("LIQUIDO") di un concetto sociologico/filosofico, ne ha fatto un elemento di mercato che sottosta proprio alle stesse leggi di continua ingenerazione continua di bisogni nel consumatore: si pensi al fatto che i libri che sta sfornando/VENDENDO ultimamente riapplicano il brand suddetto su ogni aspetto della societa' e dell' individuo, probabilmente ripetendo concetti triti e ritriti ma che sponsorizzano diversificazioni del brand come soluzioni a diverse esigenze del consumatore: Vita Liquida, Paura Liquida, Amore Liquido, Modernita' Liquida, Mondo Liquido (modus vivendi[..]).

    Non li ho ovviamente letti tutti, ma non mi stupirei di trovare ripetizioni frequenti nei concetti.

  23. Alla seconda risposta di Giovanni ho risposto nel modo seguente:
    <<…solo che, dicendo così, si ammette implicitamente di avere un'idea precisa dell'altro, quindi si afferma di comprenderlo (nell'acezione di "contenerlo", prevederlo): altra aporia!>>

  24. ciao..lo cosiderate un libro che possa portare spunti positivi..o purtroppo solo una cruda riflessione sulle amarezze della societa'?…

  25. decisamente fondamentale per comprendere l'attualità. La contemporaneità della vita liquida, ci da il giusto indirizzo per la riscoperta del vivere nel terzo millennio. Grazie, ancora una volta la filosofia è arrivata a soccorrere la scienza.

  26. Salve, mi servirebbe sapere in quale libro esattamente Bauman approfondisce il concetto di “crisi dei confini”, globalizzazione e individualismo e il senso di non-appartenenza a nessuno Stato dell’uomo moderno. Se qualcuno mi potesse rispondere mi farebbe un grosso piacere, grazie.

  27. “Vita liquida” non è solo il titolo del corposo ed attualissimo lavoro di Zygmunt Bauman: “Vita liquida” è il titolo del romanzo di formazione di intere generazioni. Le nuove generazioni faticano ad adattarsi ai “liquidi” contesti in continua “evoluzione” (dove il termine non ha nessun genere di denotazione qualitativa), l’architettura del mondo cambia prima che si riesca a decifrarne le formule. Non sappiamo in cosa investire professionalmente, non sappiamo come gestire la nostra vita privata, non sappiamo nemmeno quali contenuti scegliere per i nostri sogni: questa completa “liquidità”, sfuggevolezza del mondo e dell’esistenza, è il vero carattere della modernità. Ogni genere di attività e di sapere “statico”, che cerchi di fissare un tratto preponderante immutabile, che cerchi di scoprire il DNA di questo teatro in costante trasformazione e cambiamento, di questo spettacolo fisico e vitale in cui nulla si crea, nulla si distrugge e tutto si trasforma ma rapidamente, incontra enormi difficoltà e sembra destinato ad un fallimento repentino. In cosa potrei perfezionarmi per trovare lavoro? In questo, ma avrai garanzie per 4/5 anni. Voglio sposare la mia ragazza, ma come? Non so dove vivrò, non so se dovrò viaggiare regolarmente, non so se lei lo accetterà. Le domande per le quali sono disponibili risposte parziali e parzialmente soddisfacenti, sono le domande a breve termine. In poche parole: oggi abbiamo la sensazione di percepire un Leviatano onnipresente e dittatoriale, ma non sapremmo minimamente descriverne le fattezze o individuare un metodo per combatterlo. La Storia influenza la nostra vita, ancora di più, forse, ma non è la Storia cui si riferiva Nietzsche nella Seconda Considerazione Inattuale. Non è una condanna perché imbriglia l’azione, non è una risorsa assoluta perché in sé non suggerisce un viatico: nessun riscontro antiquario o monumentale ci aiuterà a trovare lavoro né a capire come scegliere di muoversi nella liquidità. Nessuna icona del passato è da combattere, nessun valore blocca la nostra moralità e la nostra azione: sembrerà un tantino esagerata questa conclusione (di cui voglio sottolineare il carattere personale e provocatorio), ma credo renda bene l’idea. Fantasmi e lobby del passato hanno solo un transitorio impatto emozionale, anche loro. Certo, può fare impressione ascoltare una lettura della Bibbia in diretta, da parte di un carismatico Papa argentino; il richiamo alla Parola di Dio può risvegliare alcune linee di condotta e del carattere nascoste, che indubbiamente abbiamo interiorizzato crescendo in uno specifico contesto culturale. Ma tutto questo, passa presto. Si, presto. E’ sufficiente che trascorrano un paio d’ore, che ci si colleghi ad Internet, che si torni a pensare alla trasferta di lavoro a Budapest, al proprio padre disoccupato, al proprio fratello in viaggio di lavoro a Mosca, alla propria ricerca di lavoro in Nuova Zelanda o nell’Est Europa; o alla propria difficile e stremante staticità. Non è mica un male essere statici: però, la notizia è che oggi non vi è posto per la staticità. Non vi è posto per qualsiasi genere di attività statica, per qualsiasi genere di attività non liquida: per la scrittura, per la Storia. E’ il trionfo di un fiume Eracliteo distorto, privato del suo radicamento esistenziale. E’ il trionfo di un fiume Eracliteo amorfo, impersonale, sfuggente. Anche una delle più nobili attività umane, la politica, è costretta ad un forzato dinamismo: si è cominciato con gli spot elettorali, siamo già arrivati alle primarie online ed alla politica per tutti. Ci si muove, si agisce: si agisce liquidamente in un film che cambia continuamente copione. Come se anche la morte fosse liquida.

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