«Accadimento onirico» di A. Di Gennaro

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A. Di Gennario
Accadimento onirico
NullaDie edizioni, Piazza Armerina (EN) 2019

 

Scrivere poesia è sempre un azzardo. Oggi forse ancor di più, perché, a discapito dell’apparente brevità delle sue forme, necessita di un impegno maggiore da parte nostra rispetto alla prosa, e l’impegno – e il tempo che implica – non sono certo protagonisti di questi giorni persi a inseguire le infinite verità che si affastellano in rete. Eppure ci sono cose che non potrebbero essere dette se non attraverso un verso, come i significati palesi o nascosti di Accadimento onirico (NullaDie edizioni, 2019), opera di Antonio Di Gennaro, che in molti conosciamo per il suo prezioso lavoro di ricerca e divulgazione del pensiero di Emil Cioran, qui messosi a nudo dimostrando quanto le affinità con il pensatore romeno non si esauriscano a meri interessi filologici. Così come Cioran, Di Gennaro sente il peso della vita, immenso, e come lui utilizza la parola come terapia dell’anima. Sanguinante, inguaribile, maledettamente lucido seppur sognante, come vorrebbe presagire il titolo. Ma l’onirico in questa silloge è più che altro quell’alone indefinito che lascia il desiderio incompiuto nell’aria, una partita che si sa persa in partenza ma che non si può comunque smettere di giocare. Poesia come tentativo di riassemblare i significati infranti e interrati di un’esistenza manifestamente assurda, irrazionale, fragile. Fino ad arrivare, quasi come se il verso si tramutasse in preghiera, a Dio; una presenza assente, che ricorda il “Dio inesistente” de La preghiera dell’ateo di Miguel de Unamuno, un dialogo con l’essere che mostra infine la nostra immagine riflessa nel nulla, segnale di fumo disperato nel cielo stanco di ascoltare. Nonostante tutto, un inno al vivere: una fatica di Sisifo eterna, addolcita dal potere quasi magico della poesia, o della libertà di ribellarsi alla fine. «Sinora mi ha protetto / la notte, / poi la luce del sole / a ricordarmi che sono. // Il risveglio più amaro / è il sapersi già morto» (Risveglio).

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