Amore in bilico. Lettere a Katherine Whitmore (1932-1947)

Trad. it di Marisa Salzillo; a cura di Enric Bou, Antonio Di Gennaro; Jouvence, Sesto San Giovanni (MI) 2023
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Attualmente, Katherine, la cosa più sincera e spontanea della mia vita sono delle lettere, le tue lettere. È qui che so di vivere. Vedi, anima, non avranno alcun valore, lo so, tranne che per te e per me, nessuno le conoscerà, ma contengono la parte più vera del mio cuore, dal mese di agosto in poi. Ecco perché non mento mai quando dico che vivo per te. Oggi la mia poesia, la mia creazione, la mia opera, tutto si compie e si adempie in te, per te. Il Pedro che è in queste lettere, vita, non lo avrà nessuno, a parte te, nessun altro lo conosce, nessun altro lo ama.
(Pedro Salinas, 23 gennaio 1933)

 

Contro le previsioni dello stesso poeta, finalmente è arrivato anche in Italia l’epistolario di uno dei massimi lirici del ’900 e non solo: Pedro Salinas, autore delle tre grandi raccolte, La voce a te dovuta, Ragioni d’amore e Lungo Lamento (le prime due pubblicate rispettivamente nel 1933 e 1936; l’ultima, scritta tra il ’36 e il ’39 e uscita postuma). Il poeta che ha saputo raccontare il sentimento più usato e abusato nelle arti attraverso nuovi colori, utilizzando un linguaggio intenso e versi di straordinaria bellezza, qui si racconta nella sua passione ispiratrice.

Grazie a queste missive, scopriamo chi fu la musa del maestro: si tratta di Katherine Whitmore, un’insegnante americana che Salinas (nato a Madrid nel 1891 e morto a Boston sessanta anni dopo) conobbe nell’estate del 1932.
Pedro Salinas è sposato con Margarita Bonmatí Botella, e padre di due figli: Soledad e Jaime. Ma, alla fine di luglio del ’32, il professore incontra la giovane americana: sarà un irresistibile colpo di fulmine. La passione clandestina, ricambiata da Katherine, diventa vero e proprio combustibile per l’ispirazione del poeta, che per lei compone, scrive e a lei dedica i versi più potenti della sua opera.

Quest’amore proibito, distante, che causerà anche grandi sofferenze (la moglie di Salinas tenta il suicidio), rimane per sua natura in bilico, come ricorda il titolo dell’opera. Salinas, legato all’amante durante gli anni della guerra civile spagnola passati in esilio negli Stati Uniti, rimarrà innamorato di Katherine fino alla fine dei suoi giorni, malgrado la rottura avvenuta a metà anni ’30. La giovane americana, conscia del proprio ruolo di amante, decide di chiudere la sua storia con Salinas e sposare Brewer Whitmore. I due amanti si scriveranno ancora. Rimasta vedova, Katherine rivedrà il suo Pedro poco prima della morte del poeta, che non la perdonerà per averlo lasciato.

In questo volume, ottimamente tradotto da Maria Salzillo e Antonio Di Gennaro, fine studioso di poesia e filosofia e grande conoscitore di Cioran, troviamo 151 lettere inviate alla Whitmore, cui saranno riservate oltre 300 missive, oggi conservate alla Houghton Library dell’Università di Harvard. Del carteggio da parte di Whitmore non è rimasta traccia. Per fortuna, Salinas, da vero innamorato, spesso riprende e commenta gli scritti ricevuti. Così, anche se mediata, possiamo avere un sentore della voce che ha riempito l’animo del Poeta.
Un documento intenso e importante per la cultura spagnola e non solo del XX secolo: grazie a questa fantastica raccolta, l’opera di Salinas si colora di nuova luce. Le lettere svelano il mondo parallelo alla poesia finora nota, accompagnando nuove domande: Salinas raccontava nelle sue poesie l’amore per Katherine, o lo tratteneva nella perfezione dello scambio epistolare, lasciando al verso il compito di illustrare un tema più metafisico?
Il dubbio è insinuato da uno scritto della stessa Whitmore, in calce nell’opera ottimamente curata da Enric Bou. Katherine distingue il “tu” femminile della poesia, dalla donna che lei era quando viveva la relazione col poeta: «La voz a ti debida è una raccolta di ispirata poesia amorosa, che ha poco a che vedere con la persona che ne provocò il concepimento. Alcuni critici, come Leo Spitzer e Ángel del Rio, avevano i loro buoni motivi per dubitare dell’esistenza di un’amata viva. I versi sembravano loro un lavoro di immaginazione, un amore cerebrale. Sorrisi quando lessi le loro recensioni, ma ritengo che in parte avessero ragione» (p. 516).

Un epistolario, come una miniera di preziosi, è materia in cui occorre scavare: vi si incontrano vene che portano alla luce gemme nascoste, o che chiariscono percorsi immaginati. Quella fra Salinas e Whitmore non è una corrispondenza ricca di racconti fattuali, ma il dato biografico, per quanto scarso – la vita austera del poeta, la Vigilia di Natale che non si festeggiava, i ricordi d’infanzia – aiuta a rischiarare l’ermetismo della poetica di Salinas, cogliendo addirittura il motivo del suo scrivere versi: «perché me li richiede, me li ordina, una forza superiore e irresistibile, perché vengono dalla mia Katherine, le appartengono, per lei e lei sola, come tutto quanto riguarda il suo/Pedro.» (Lett. 34).

Lettere intense, a tratti commoventi, di una bellezza luminosa.
Avere finalmente la possibilità di leggere in italiano questo volume è un’occasione straordinaria, in tempi che poco lasciano all’amore e alla poesia, di immergersi in una dimensione altra, in una passione che pare sognata, e invece fu reale. Di lasciarsi andare con incanto alle parole che narrano di un magnifico, sublime e irrequieto Amore in bilico.

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